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5x1000

5 x 1000

Il cittadino ha la possibilità di destinare il 5×1000 delle proprie imposte ad associazioni di volontariato e non lucrative di utilità sociale, associazioni e fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni e associazioni sportive dilettantistiche. In pratica noi possiamo scegliere che destinazione dare a una parte della spesa pubblica: lo stato vincola questa percentuale gettito fiscale alle finalità che noi individuiamo. Da questo punto di vista è un gesto di cittadinanza responsabile che non va preso alla leggera. Per le associazioni no profit poi è una fonte di finanziamento preziosa. Ogni anno l’Agenzia delle Entrate pubblica l’elenco degli enti che hanno i requisiti per essere destinatari del contributo. Sulla dichiarazione dei redditi c’è la casella specifica di destinazione del 5×1000. Anche chi non è tenuto alla dichiarazione dei redditi può fare la propria scelta, destinando il 5×1000 attraverso l’invio di una documentazione allegata alla certificazione unica (in una banca, o in via telematica, o in un ufficio postale). Ricordiamo che il 5×1000 non è alternativo all’8×1000, che invece rappresenta il meccanismo adottato dallo stato per il finanziamento delle confessioni religiose. Per il mondo del volontariato il 5×1000 è un gesto concreto ed efficace. E’ un finanziamento importante e obbliga le associazioni a rendicontare le somme ricevute. Ma come scegliere a chi destinare il nostro 5×1000? Come orientarci tra il mare magnum di richieste di 5×1000 in ogni periodo di presentazione della dichiarazione dei redditi? E’ vero che il tempo spesso manca e il 5×1000 è “solo una firma”… ma proprio perché ci permette di decidere di una parte della destinazione della spesa pubblica va fatto con responsabilità. Bisognerebbe chiedere innanzitutto il bilancio sociale dell’ente che vorremo sostenere. Questo documento – che in Italia non è obbligatorio per legge, a differenza di buona parte dell’Europa – è un atto di trasparenza dell´attività delle associazioni. I bilanci dovrebbero essere comprensibili e accessibili, e certificati da un ente terzo ad hoc. Un elemento importante di discernimento è la conoscenza diretta dell’ente (questo è possibile soprattutto per le piccole realtà a livello territoriale) e la continuità della relazione con il pubblico e con i donatori. Oggi la beneficenza è diventata un gadget che spunta dove meno te lo aspetti. I costi del marketing sono altissimi e possono rappresentare anche un quinto del bilancio degli enti. Ma non è tutto oro quello che luccica… a volte campagne di raccolta fondi spartane e essenziali sono indice di serietà. Le parole d’ordine sono allora osservare, cercare, informarsi. Nel nostro piccolo abbiamo provato a farlo… e ci sentiamo di consigliare enti grandi come Medici senza frontiere, Amref, Emergency o più piccolini come il progetto Operazione Colomba di Condivisione tra i popoli, Aifo o il progetto di Mondo Aperto (l’Onlus dei missionari comboniani). Ma le realtà sono molte altre… se conoscete qualcuno che ve ne parla, oppure telefonate… insomma non abbiate paura a fare domande perché è un gesto gratuito ma non a valore zero.

 

 

Francesca C.